Questa è solo la copia del vecchio blog di splinder, che oggi chiuderà i battenti
martedì 31 gennaio 2012
Febbraio 2011
TUTTO QUELLO CHE C'E' PRIMA DELLA SCENA FINALE DEL CAIMANO
TUTTO QUELLO CHE C'E' PRIMA DELLA SCENA FINALE DEL CAIMANO
Mi accodo a tutti quelli che stanno postando in queste ore il finale del Caimano, ma sento la necessità di dire qualcosa in più. Ricordo molto bene la visione de il Caimano al cinema, anche perchè per me fu un evento speciale: ebbi l'onore infatti di vederne l'anteprima al Sacher di Roma, dopo l'intervista al regista che realizzai per l'Espresso.
E ricordo perfettamente i trenta secondi di gelo dopo questa scena finale, prima dei fragorosi applausi: era un finale davvero da togliere il fiato, dopo un intero film che trattava con lucidità e leggerezza come l'intera società fosse stata rivoluzionata, e non un solo uomo, dai fatti cominciati negli anni '80.
Allora, quel finale mi sembrò persino esagerato, a conclusione di una analisi lucida e anche molto umana - si divideva infatti tra la storia personale dei divorziati Margherita Buy e Silvio Orlando, quella della giovane regista Jasmine Trinca che fatica, in tempi come questi, a realizzare un film "scomodo" per chi governa e quella della società intera, stravolta dal velinismo - dei tempi che stavamo passando. Riascoltando ieri, alla radio, le parole della scena finale, sono rimasta di ghiaccio, peggio di allora: ad ascoltarli, i discorsi di Silvio Berlusconi di ieri sembravano una citazione del film. E il finale, inquietante.
Ma il Caimano non è solo questo: e varrebbe la pena approfittare di questi giorni e di questi argomenti per vederlo per intero e provare a inquadrare, con il suo aiuto, come siamo arrivati fin qui. Quel film era frutto di una visione lucida del punto di partenza e delle conseguenze a cui si sarebbe potuti arrivare, ma la miopia della società - tutta, sinistra compresa - non lo ha voluto vedere. Forse perchè già tutta immersa in quello che il film, prima di questa scena, racconta.
postato da LaRadman alle ore 11/02/2011 10:45 | Permalink | commenti / commenti (pop-up)
categoria: nanni moretti, prodi / berlusconi
categoria: nanni moretti, prodi / berlusconi
Giugno 2010
GIUSEPPE SANNINO, IL MINI MOURINHO
GIUSEPPE SANNINO, IL MINI MOURINHO
Anche Varese ha il suo piccolo Mourinho.
Ha la calvizie tattica, il vizio di farsi sbattere fuori dal campo per eccesso di passione, dei braccialetti fashion e una caratteristica ben più concreta di tutta questa paccottiglia: ha portato il Varese calcio, in due anni, dalla seconda divisione alla B. Giuseppe Sannino, napoletano in terra padana, è stato il vero motore della squadra di calcio varesina caduta qualche anno fa nel baratro di un fallimento ignominioso ad opera del solito imprenditore tutto parole e pelo sullo stomaco, compiendo il miracolo di riportarla in molto più onorevoli lidi.
Così, poche settimane dopo la festa per il triplete dell’inter, intorno alla fontana di piazza Monte Grappa i varesini sono tornati a fare i matti come non capitava loro da gran tempo.
Il loro minimourinho però, l’ha già promesso: Lui al Real l’anno prossimo non ci andrà. Vuole vedere come va a finire, la sua impresa.
E ora tutta Varese tifa per lui.
da varese, stefania radman
Anche Varese ha il suo piccolo Mourinho.
Ha la calvizie tattica, il vizio di farsi sbattere fuori dal campo per eccesso di passione, dei braccialetti fashion e una caratteristica ben più concreta di tutta questa paccottiglia: ha portato il Varese calcio, in due anni, dalla seconda divisione alla B. Giuseppe Sannino, napoletano in terra padana, è stato il vero motore della squadra di calcio varesina caduta qualche anno fa nel baratro di un fallimento ignominioso ad opera del solito imprenditore tutto parole e pelo sullo stomaco, compiendo il miracolo di riportarla in molto più onorevoli lidi.
Così, poche settimane dopo la festa per il triplete dell’inter, intorno alla fontana di piazza Monte Grappa i varesini sono tornati a fare i matti come non capitava loro da gran tempo.
Il loro minimourinho però, l’ha già promesso: Lui al Real l’anno prossimo non ci andrà. Vuole vedere come va a finire, la sua impresa.
E ora tutta Varese tifa per lui.
da varese, stefania radman
DA VARESE, STEFANIA RADMAN (ADESSO DICO QUEL CHE NE PENSO IO)
DA VARESE, STEFANIA RADMAN (ADESSO DICO QUEL CHE NE PENSO IO)
Dai confini dell’Impero Romano, le polemiche suscitate nella capitale dall’assenza del ministro dell’Interno Roberto Maroni alla sfilata del 2 giugno destano perlomeno curiosità.
La domanda che corre sul filo è: i politici delle prime file non si erano mai girati negli anni scorsi a cercare il ministro dell’interno? Roberto Maroni, infatti, da quando è titolare di quel dicastero ha sempre trascorso il 2 giugno a Varese, presenziando peraltro alle cerimonie locali. E dell’inno qui non c’è traccia se non nelle occasioni richieste dal protocollo da oltre dieci anni. L’ex sindaco Fumagalli non usava nemmeno la fascia tricolore nelle occasioni ufficiali: e il fatto che l’attuale, Attilio Fontana, la porti in tutte le occasioni dove essa è opportuna sembra già una grande conquista. Niente di questo viene fatto contro i protocolli e la legge: semplicemente, qui, da un decennio, della Repubblica Italiana si ostenta il minimo indispensabile. E’ quello che succedeva ieri e succederà anche domani: anche dopo che i fatui clamori si saranno spenti, senza che nessuno si sia degnato di venir qui, a vedere come stanno le cose davvero.
da Varese, Stefania Radman
(Metro Regione, Radio Popolare, h19.45)
Dai confini dell’Impero Romano, le polemiche suscitate nella capitale dall’assenza del ministro dell’Interno Roberto Maroni alla sfilata del 2 giugno destano perlomeno curiosità.
La domanda che corre sul filo è: i politici delle prime file non si erano mai girati negli anni scorsi a cercare il ministro dell’interno? Roberto Maroni, infatti, da quando è titolare di quel dicastero ha sempre trascorso il 2 giugno a Varese, presenziando peraltro alle cerimonie locali. E dell’inno qui non c’è traccia se non nelle occasioni richieste dal protocollo da oltre dieci anni. L’ex sindaco Fumagalli non usava nemmeno la fascia tricolore nelle occasioni ufficiali: e il fatto che l’attuale, Attilio Fontana, la porti in tutte le occasioni dove essa è opportuna sembra già una grande conquista. Niente di questo viene fatto contro i protocolli e la legge: semplicemente, qui, da un decennio, della Repubblica Italiana si ostenta il minimo indispensabile. E’ quello che succedeva ieri e succederà anche domani: anche dopo che i fatui clamori si saranno spenti, senza che nessuno si sia degnato di venir qui, a vedere come stanno le cose davvero.
da Varese, Stefania Radman
(Metro Regione, Radio Popolare, h19.45)
Marzo 2010
CHE FINE HA FATTO LA CERTEZZA DELLE REGOLE?
I miei commenti fuori quota continuano, il mio sbalordimento pure.
Perchè ieri sera è stato approvato, anche dal presidente della Repubblica (il quale comincio a dubitare che non abbia abbastanza polso per fare ciò che deve fare istituzionalmente, cioè il garante della Costituzione) un “decreto interpretativo” che sana la situazione che si è creata in Lazio e Lombardia e che ha portato all'esclusione di due liste della Pdl.
Non ho voglia né intenzione di esprimere opinioni, perchè in un campo come questo le opinioni non dovrebbero contare: non so se per studi o per abitudini famigliari, ho sempre saputo di dovere obbedienza allo Stato Italiano per un vantaggio mio e della collettività e che quindi davanti alle leggi io debba semplicemente seguirle.
Per questo subisco da ore un paradosso che non riesco a sciogliere e che non vorrei nemmeno affrontare: o meglio, non avrei mai voluto che le mie Istituzioni mi costringessero ad affrontare.
Per definire ilmio scoramento mi limiterò a riportare, cercando di renderlo il più comprensibile ma tenendomi fedele al testo, l'articolo della legge che disciplina l'attività del Governo, nella parte in cui precisa come possono essere fatti i decreti legge: per la cronaca, i "decreti legge" sono leggi scritte dal Governo invece che dal Parlamento (che sarebbe l'organo naturale deputato a scriverle) “per motivi di necessità e urgenza” solo per un periodo breve: entro 60 giorni vanno infatti convertiti in leggi "vere" dal Parlamento, sennò non hanno più valore.
Legge 23 agosto 1988: “Disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri”
Art. 15 - Decreti-legge
1. I provvedimenti provvisori con forza di legge ordinaria adottati ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione sono presentati per l'emanazione al Presidente della Repubblica con la denominazione di "decreto-legge" e con l'indicazione, nel preambolo, delle circostanze straordinarie di necessità e di urgenza che ne giustificano l'adozione, nonché dell'avvenuta deliberazione del Consiglio dei ministri.
2. Il Governo NON PUO', mediante decreto-legge:
a) conferire deleghe legislative ai sensi dell'articolo 76 della Costituzione;
b) provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione;
(art.72 costituzione, quarto comma, che disciplina la cosiddetta "riserva di legge": “La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi”)
c) rinnovare le disposizioni di decreti legge dei quali sia stata negata la conversione in legge con il voto di una delle due Camere;
d) regolare i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti"
Ora, cosa c'è da interpretare di quel NON PUO' scritto sulla legge? E cosa vuol dire: "decreto interpretativo" che non esiste proprio come definizione (le leggi che interpretano le leggi si chiamano circolari, o regolamenti: tutte robe che devono sottostare alla legge, che dice NON PUO').
Sono stanca, e non avrei voluto dover fare di questi pensieri. Cercherò di spegnere la mia testa nella speranza che tutto passi.
p.s.: ho riportato anche le lettere c e d dell'articolo, anche se apparentemente non riguardano la questione, perchè ho come il sospetto che possano costituire i prossimi problemi, e le prossime violazioni, che deriveranno da questa sciagurata scelta: il d) in particolare praticamente dice che il governo non può considerare validi i rapporti giuridici sorti (vedi l'elezione dei candidati pdl “ripescati”, nel caso specifico) nel caso in cui il parlamento non converta in legge questo decreto.
Il c invece dice che non si può riscrivere un decreto legge che “prolunghi la vita” di un decreto legge precedente se il primo non è stato convertito in legge dal parlamento.
Considerato quanto questo decreto legge sia contrastato mi aspetto confusione entro i prossimi 60 giorni, oppure – ed è pure peggio – un plumbeo silenzio anticostituzionale.
Perchè ieri sera è stato approvato, anche dal presidente della Repubblica (il quale comincio a dubitare che non abbia abbastanza polso per fare ciò che deve fare istituzionalmente, cioè il garante della Costituzione) un “decreto interpretativo” che sana la situazione che si è creata in Lazio e Lombardia e che ha portato all'esclusione di due liste della Pdl.
Non ho voglia né intenzione di esprimere opinioni, perchè in un campo come questo le opinioni non dovrebbero contare: non so se per studi o per abitudini famigliari, ho sempre saputo di dovere obbedienza allo Stato Italiano per un vantaggio mio e della collettività e che quindi davanti alle leggi io debba semplicemente seguirle.
Per questo subisco da ore un paradosso che non riesco a sciogliere e che non vorrei nemmeno affrontare: o meglio, non avrei mai voluto che le mie Istituzioni mi costringessero ad affrontare.
Per definire ilmio scoramento mi limiterò a riportare, cercando di renderlo il più comprensibile ma tenendomi fedele al testo, l'articolo della legge che disciplina l'attività del Governo, nella parte in cui precisa come possono essere fatti i decreti legge: per la cronaca, i "decreti legge" sono leggi scritte dal Governo invece che dal Parlamento (che sarebbe l'organo naturale deputato a scriverle) “per motivi di necessità e urgenza” solo per un periodo breve: entro 60 giorni vanno infatti convertiti in leggi "vere" dal Parlamento, sennò non hanno più valore.
Legge 23 agosto 1988: “Disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri”
Art. 15 - Decreti-legge
1. I provvedimenti provvisori con forza di legge ordinaria adottati ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione sono presentati per l'emanazione al Presidente della Repubblica con la denominazione di "decreto-legge" e con l'indicazione, nel preambolo, delle circostanze straordinarie di necessità e di urgenza che ne giustificano l'adozione, nonché dell'avvenuta deliberazione del Consiglio dei ministri.
2. Il Governo NON PUO', mediante decreto-legge:
a) conferire deleghe legislative ai sensi dell'articolo 76 della Costituzione;
b) provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione;
(art.72 costituzione, quarto comma, che disciplina la cosiddetta "riserva di legge": “La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi”)
c) rinnovare le disposizioni di decreti legge dei quali sia stata negata la conversione in legge con il voto di una delle due Camere;
d) regolare i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti"
Ora, cosa c'è da interpretare di quel NON PUO' scritto sulla legge? E cosa vuol dire: "decreto interpretativo" che non esiste proprio come definizione (le leggi che interpretano le leggi si chiamano circolari, o regolamenti: tutte robe che devono sottostare alla legge, che dice NON PUO').
Sono stanca, e non avrei voluto dover fare di questi pensieri. Cercherò di spegnere la mia testa nella speranza che tutto passi.
p.s.: ho riportato anche le lettere c e d dell'articolo, anche se apparentemente non riguardano la questione, perchè ho come il sospetto che possano costituire i prossimi problemi, e le prossime violazioni, che deriveranno da questa sciagurata scelta: il d) in particolare praticamente dice che il governo non può considerare validi i rapporti giuridici sorti (vedi l'elezione dei candidati pdl “ripescati”, nel caso specifico) nel caso in cui il parlamento non converta in legge questo decreto.
Il c invece dice che non si può riscrivere un decreto legge che “prolunghi la vita” di un decreto legge precedente se il primo non è stato convertito in legge dal parlamento.
Considerato quanto questo decreto legge sia contrastato mi aspetto confusione entro i prossimi 60 giorni, oppure – ed è pure peggio – un plumbeo silenzio anticostituzionale.
postato da LaRadman alle ore 06/03/2010 08:08 | Permalink | commenti / commenti (pop-up)
categoria: costituzione, considerazioni senza patria, prodi / berlusconi, napolitano
categoria: costituzione, considerazioni senza patria, prodi / berlusconi, napolitano
LA QUESTIONE FORMALE
E' difficile che in questo blog io metta commenti personali che non abbiano a che fare con argomenti di cui mi sia occupata.Ma è dallo scoppio della vicenda Formigoni – Polverini che non faccio altro che sentire dibattitti “sull'impossibilità di escludere il primo partito italiano alle elezioni” o sul “perchè la burocrazia possa fermare l'esercizio democratico dei cittadini”.
Tutte frasi che mi mandano in subbuglio, e non so se prevale in me lo sconforto o il senso di scandalo.
La vicenda la sanno tutti. Due liste elettorali, in Lazio e in Lombardia, presentavano gravi irregolarità rispetto alle regole stabilite: in un caso, più di 500 firme (Su 3500! percentualmente, un'enormità) non erano autenticate come la legge prescrive. Nel secondo, la lista non era nemmeno stata validamente presentata.
Il risultato è stato che Roberto Formigoni e Renata Polverini allo stato degli atti sono fuori dalle competizioni elettorali, salvo ripescaggi che costeranno leggi eccezionali. Entrambi gli errori riguardavano la Pdl: che non è “un grande partito storico” (come ho sentito dire). Certo, è grande per numeri, ma non è affatto storico. Malgrado i politici che si presentano siano in auge e popolarissimi da decenni, la struttura infatti ha poco più di un anno, partecipa per la prima volta alle regionali e proprio quello che è successo dice con chiarezza quanto poco sia rodata.
Che Formigoni e la Polverini non possano presentarsi alle elezioni regionali, è una distorsione evidente per tutti, e pure grave. Ma il fatto che il dibattito riguardi la “burocrazia” e “la magistratura” come se fossero loro i responsabili del pasticcio, lo trovo terribile. Con le elezioni, noi cittadini votanti eleggiamo coloro che prenderanno decisioni in nostra vece per quattro anni, sugli argomenti più importanti della nostra vita.
Per questo ci sono termini oggettivi, limiti formali. Non sono “burocrazia” sono il rispetto della legge italiana da chi quelle leggi concorre a formarle. Se quella burocrazia è troppo stringente, loro stessi potranno cambiarla, perchè sono loro il potere legislativo in Regione come nello Stato: diamo loro apposta questa delega. Il minimo che si dovrebbe pretendere è che chi ci delegherà non sia pasticcione.
Nel frattempo, però, vanno onorate. Regole come queste non possono e non devono subire distorsioni "in corsa", non condivise e codificate: perchè ne va di mezzo tutto il nostro convivere. Se arrivo tardi per presentare il ricorso in tribunale, mi arrabbio con la porta perchè è chiusa o con me che sono stato ritardatario? Se faccio tardi a scuola? Se non firmo un contratto dove poi perdo soldi?
Il mondo non è fatto a misura di singoli e gruppetti: e le regole sono fatte perchè le comunità vivano insieme fuori dal caos o dalle guerre. Le regole che servono a dare una delega in bianco a chi deciderà le nostre prossime regole di vita, poi, sono ancora più importanti.
Capisco che ad un caos del genere si finirà per dare una soluzione: ma io voglio che quella soluzione abbia come condizione primaria ammettere che l'errore è stato fatto da chi affrontato un momento solenne e un rito della democrazia con faciloneria. Perchè la forma è importante, e la "questione formale" è un problema di democrazia.
Tutte frasi che mi mandano in subbuglio, e non so se prevale in me lo sconforto o il senso di scandalo.
La vicenda la sanno tutti. Due liste elettorali, in Lazio e in Lombardia, presentavano gravi irregolarità rispetto alle regole stabilite: in un caso, più di 500 firme (Su 3500! percentualmente, un'enormità) non erano autenticate come la legge prescrive. Nel secondo, la lista non era nemmeno stata validamente presentata.
Il risultato è stato che Roberto Formigoni e Renata Polverini allo stato degli atti sono fuori dalle competizioni elettorali, salvo ripescaggi che costeranno leggi eccezionali. Entrambi gli errori riguardavano la Pdl: che non è “un grande partito storico” (come ho sentito dire). Certo, è grande per numeri, ma non è affatto storico. Malgrado i politici che si presentano siano in auge e popolarissimi da decenni, la struttura infatti ha poco più di un anno, partecipa per la prima volta alle regionali e proprio quello che è successo dice con chiarezza quanto poco sia rodata.
Che Formigoni e la Polverini non possano presentarsi alle elezioni regionali, è una distorsione evidente per tutti, e pure grave. Ma il fatto che il dibattito riguardi la “burocrazia” e “la magistratura” come se fossero loro i responsabili del pasticcio, lo trovo terribile. Con le elezioni, noi cittadini votanti eleggiamo coloro che prenderanno decisioni in nostra vece per quattro anni, sugli argomenti più importanti della nostra vita.
Per questo ci sono termini oggettivi, limiti formali. Non sono “burocrazia” sono il rispetto della legge italiana da chi quelle leggi concorre a formarle. Se quella burocrazia è troppo stringente, loro stessi potranno cambiarla, perchè sono loro il potere legislativo in Regione come nello Stato: diamo loro apposta questa delega. Il minimo che si dovrebbe pretendere è che chi ci delegherà non sia pasticcione.
Nel frattempo, però, vanno onorate. Regole come queste non possono e non devono subire distorsioni "in corsa", non condivise e codificate: perchè ne va di mezzo tutto il nostro convivere. Se arrivo tardi per presentare il ricorso in tribunale, mi arrabbio con la porta perchè è chiusa o con me che sono stato ritardatario? Se faccio tardi a scuola? Se non firmo un contratto dove poi perdo soldi?
Il mondo non è fatto a misura di singoli e gruppetti: e le regole sono fatte perchè le comunità vivano insieme fuori dal caos o dalle guerre. Le regole che servono a dare una delega in bianco a chi deciderà le nostre prossime regole di vita, poi, sono ancora più importanti.
Capisco che ad un caos del genere si finirà per dare una soluzione: ma io voglio che quella soluzione abbia come condizione primaria ammettere che l'errore è stato fatto da chi affrontato un momento solenne e un rito della democrazia con faciloneria. Perchè la forma è importante, e la "questione formale" è un problema di democrazia.
postato da LaRadman alle ore 04/03/2010 16:56 | Permalink | commenti / commenti (pop-up)
categoria: considerazioni senza patria
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