martedì 31 gennaio 2012

Agosto 2008


27/08/2008

MONDIALI, O CARI

Non c'è praticamente niente di pronto ancora per i mondiali di ciclismo 2008 che si svolgeranno a Varese a fine settembre: persino il palazzetto dove arriveranno le corse e avranno sede sala stampa e organizzazione, che altro non è che l'ippodromo delle Bettole riadattato per l'evento internazionale e rinominato pomposamente cycling stadium, è in pieno cantiere, a un mese dall'inizio della kermesse ciclistica: di più, i lavori sono iniziati meno di una settimana fa.
ma tutti giurano e spergiurano che sarà tutto finito per settembre: il maxi parcheggio multipiano davanti alla provincia, di cui si intravvedono le forme murarie solo ora, le strade - i cui lavori sono molto avanzati ma ci sono cantieri aperti ancora dappertutto - persino i famosi alberghi che, costruiti con le concessioni mondiali, non sono ancora arrivati alla fine: le uniche cose già pronte per il momento, sono due: i ciclisti di legno con le facce dei politici, leghisti, dei mondiali: quelli, per chi arriverà dall'autostrada a seguire i mondiali, ci saranno di sicuro. perchè già scoperti e visibili. E i cartelli delle località turistiche in lombardo, per dare un aiuto concerto - si fa per dire - s'intende, ai turisti internazionali.
Per tutto il resto, cioè le cose serie, tocca solo incrociare le dita e pedalare, nella speranza di arrivare in fondo per tempo.
da varese, Stefania Radman (Notiziario MetroRegione, Radio Popolare, 19,05)
postato da LaRadman alle ore 27/08/2008 17:49 | Permalink commenti commenti (pop-up)
categoria: vareseradiopopmondiali di ciclismo 2008
24/08/2008

SCUSATE SE INSISTO

...Ma questo è un argomento che mi sta molto a cuore, perchè sono una romantica che pensa che una persona può essere felice nella vita solo se ama, è riamata e può esprimerlo: un concetto per niente erotico, ma spirituale e forse più vicino al cristianesimo. Lo dico perchè ho letto, con molte ore di ritardo, l'editoriale di Francesco Merlo su la tragedia di Madrid e le reazioni del presidente Arcigay (e anche di altri esponenti, vedo trovando una lettera aperta) Franco Grillini.
Che mi sembra aggiunga arretratezza, mentre contemporaneamente rende più comprensibile l'atteggiamento di Repubblica (che evidentemente ha sorvolato sulla situazione famigliare di Riso convinta in  buona fede di farlo per rispetto e per essere "politicamente corretta", evitando di "mettere in piazza" le "preferenze sessuali") nella questione. Ma trovo in questo caso fuori luogo scagliarsi contro Grillini definendolo, di fatto, uno che vede solo il sesso.
Al contrario mi sembra che Grillini per la prima volta abbia portato la questione proprio su di un altro piano: quello della vita famigliare. Quando negli articoli che raccontano la vita di chi è morto tragicamente la si ricostruisce, non si esita a parlare della loro vita in comune, dei sogni spezzati, persino dei particolari più quotidiani e teneri della convivenza. Sappiamo tutti perchè si fa: è un meccanismo che aiuta la compenetrazione e la catarsi.
E a nessuno viene in mente, quando si dice o si scrive che due erano sposati o vivevano insieme, di pensare alla loro vita sessuale: sono altre, le immagini che restano in mente o si ricostruiscono. Evidentemente, in Italia, una relazione eterosessuale gode di tutte le componenti che una relazione ha, mentre una relazione omosessuale significa invece soltanto "grandi scopate" e non una vita insieme o la costruzione di una convivenza o un futuro.
Si dice quindi che certe cose si sono omesse "per rispetto" . Ma la verità è che noi diventeremo un paese civile, comprensivo e rispettoso per davvero - e anche un po' meno sessuomane - quando davanti a un gay non penseremo più, come prima cosa,  a quanto e come farà sesso. 
(E adesso spero di avere finito con le mie considerazioni. Non sono abituata a blaterar tanto su quel che penso, e la cosa mi imbarazza un po'. Ma in questo caso la ritngo cosa necessarissima: perchè finchè di queste questioni ne parlano solo i gay tutto rimarrà nel ghetto, nè più nè meno come per la "questione femminile"). 
postato da LaRadman alle ore 24/08/2008 10:11 | Permalink commenti commenti (pop-up)
categoria: gaymadridconsiderazioni senza patriadomenico riso
22/08/2008

DOLORE E SPERANZA PER UNA FAMIGLIA DISTRUTTA. SENZA VIRGOLETTE.

La morte così tremenda di Domenico Riso, del suo compagno Pierrick Charilas e del figlio Ethan (naturale, per Pierrik, in affido e amatissimo per Domenico) è uno di quei casi in cui di norma si parla di "una famiglia distrutta". Ma da quando si è cominciato a capire che la relazione tra l'italiano che risultava residente a Parigi e i due cittadini francesi non era casuale, per la stampa scrivere è diventato difficilissimo.
Un ragazzo di isola delle femmine, vicino a Palermo, che va a fare lo steward e vive a Parigi con un uomo e suo figlio, le prime ritrosie di amici e parenti... Il quadro c'era tutto, per essere costretti a parlare di quello che l'Italia, in mancanza di una vera capacità di accettare, ha imparato a non vedere per evitare di giudicare.
Eppure, sarebbe così facile concedere loro la retorica che si concede a tutte le belle famiglie spezzate: o meglio, sarebbe facile in un altro paese. Sarebbe facile se semplicemente si guardasse quella relazione con il cuore. Il Corriere ci ha provato più di Repubblica, stavolta, tanto che il dito puntato di Grillini sembrava quasi ingeneroso.
però la sostanza di quello che dice Grillini ("La stampa è ipocrita, perchè si arrampica sugli specchi per dare una definizione a quello che per una relazione etero sarebbe stata semplice e fonte di paginate strappalacrime") è vera e non fa una grinza.
E, forse, la loro morte non è stata vana: costringe a pensare che le famiglie sfortunate che muoiono per fatalità non hanno sempre lo stesso aspetto stereotipato che ci si immagina. Ma sono belle ugualmente, e perciò procurano lo stesso dolore, davanti a una felicità che si spezza.
postato da LaRadman alle ore 22/08/2008 23:43 | Permalink commenti (1) / commenti (1) (pop-up)
categoria: gaymadridconsiderazioni senza patriadomenico riso

Nessun commento:

Posta un commento